giovedì 23 settembre 2010

Chomsky analizza la politica estera degli Usa


Noam Chomsky è linguista di fama mondiale, ma è anche uno dei più apprezzati ed ascoltati filosofi e teorici della comunicazione. Quando parla, perciò , è difficile che dica cose scontate o banali. E anche in occasione della lectio magistralis tenuta davanti agli studenti di Scienze Politiche dell'Unam (Università Nazionale Autonoma del Messico) non si è smentito. Invitato a dare un'opinione sulla politica estera americana, Chomsky non ha esitato ad ammettere che "il potere degli Stati Uniti si erode da tutti i lati". Una dichiarazione forte, suffragata da indizi inequivocabili. Il principale (e forse anche il più preoccupante per Washington) è legato alla nascita del Celac (la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici), che include Cuba ed esclude, invece, Usa e Canada. Nixon diceva: "Se gli Usa non sono capaci di controllare l'America latina, non saranno in grado di controllare il resto del mondo". Intanto però, mentre sono impantanati in Iraq e Afghanistan, Obama & Co ci provano lo stesso (a continuare a controllare il resto del mondo e di conseguenza le risorse energetiche). Come? Creando la "minaccia iraniana". La situazione, per Chomsky, ricorda molto ciò che successe nel 1953, quando fu rovesciato il governo democratico iraniano per instaurare una dittatura (quella dello Sha) più accondiscendente. Ciò che è successo dopo lo sappiamo tutti: rivoluzione islamica, Khomeini e ora Ahmadinejad. Per capovolgere ancora la situazione serviranno probabilmente ancora aerei, carrarmati e tanti tanti soldati. In un contesto globale, sembra che gli unici "amici" siano rimasti il Giappone e i Paesi dell'Unione Europea, mentre sempre più "sudditi" diventano sempre più ribelli..."il potere si erode..."

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